Hannah Arendt, filosofa tedesca naturalizzata negli Stati Uniti, docente e giornalista, vissuta tra il 1906 e il 1975, di cultura ebraica e per questo a rischio di persecuzione nella sua Germania, fuggì grazie all’intervento del suo professore Heidegger. Meno male e per fortuna che i professori oltre a trasmettere cultura e valori intervengono anche modificando la Storia.

Tralasciando gli aspetti personali e privati tra la coppia Heidegger e la giovane allieva Arendt  (ci sono parti della vita propria che devono restare tali senza la pretesa di trasmettere nulla a nessuno) nella fuga è stato concesso alla cultura e alla storia un salto di qualità. Hannah Arendt ha rappresentato questo passaggio di livello.

Oltre ai diversi passaggi che contraddistinguono questa donna dal pensiero profondo e intenso uno in particolare colpisce; l’equiparazione tra il comunismo e il nazismo/fascismo. Detto in termini molto più diretti e chiari, tra comunisti e fascisti non ci sono differenze, stessa pasta di persone e regimi.

Abbattere o criticare il fascismo vuol dire abbattere e criticare il comunismo.

Un concetto di questo tipo, spiegato e dimostrato dalla Arendt nel suo testo del 1951 “Le origini del totalitarismo” azzera ogni tipo di polemica sul 25 aprile-1° maggio. Vuol dire che il monopolio ideologico della sinistra politica sul cambio d’impostazione politica in Italia nel 25 aprile 1945 e sulla festa dei lavoratori decade. Vuol dire anche che guardare una bandiera rossa del tipo Russia, Cina, PCI e sinistra in genere, porta automaticamente a legittimare quella fascista e nazista.

E’ la fine se non la scomparsa del pensiero di sinistra.

Sinistra e comunismo sono la stessa identità? Si e no. Nella sinistra ci sono anche i socialisti ai quali sono imputabili diversi passaggi “da sinistra”.

Un concetto è certo: non c’è spazio per nessuna sinistra che si dichiari al di sopra del fascismo-nazismo.

Grazie alla prof Arendt si chiude una stagione d’appropriazione indebita della Storia.