Giolitti e Mussolini sono due statisti che hanno subito una dura contestazione storica, sicuramente motivata, ma esagerata.

Giolitti e Mussolini hanno molto in comune. Sono due statisti che hanno entrambi subito un intenso processo di denigrazione storica e morale. Mentre Giovanni Giolitti è stato riabilitato agli occhi della Nazione, questo ancora non è accaduto per Benito Mussolini. Quanto qui scritto non vuole essere un atto di riabilitazione storica ma una riflessione sul come e perchè siamo ancora tutti incapaci di analisi critica. Perché accade questo? Grazie all’incapacità di oggettiva analisi, in questo momento, in Italia è in atto un colpo di stato attraverso il quale è premier della Nazione un soggetto non eletto allo scopo (benché la Costituzione eccezionalmente lo permetta per figure di altissimo profilo e valore nazionale) e quindi privo di legittimazione politica. Il riferimento è al signor Renzi e a chi ne ha permesso l’ascesa, il signor Giorgio Napolitano. Questi personaggi hanno potuto fare/disfare, grazie a quella carenza d’analisi storica, politica e sociologica, che grava sul Paese, (superficialità di massa) la stessa che ha inizialmente colpito lo statista Giovanni Giolitti per poi ricredersi e che grava ancora in capo al dittatore Benito Mussolini.

Mentre su Giovanni Giolitti è in atto la netta riabilitazione morale e storica, vediamo cosa si potrebbe dire su Benito Mussolini.

Ho letto un’interessante sintesi storica riguardante Benito Mussolini quale statista in un’opera del 1973 scritta dallo storico americano, il prof. John A. Thayer, che ha pubblicato in 2 volumi L’Italia e la Grande Guerra – politica e cultura dal 1870 al 1915 edito da Vallecchi.
A pagina 6, il prof John Thayer riconosce a Benito Mussoloni LA FIGURA E IL RUOLO DI SINTESI tra il chiasso culturale dei primi anni del Novecento (Marinetti, D’Annunzio, Corradini) e la rude quanto efficace prassi di governo che il super contestato Giovanni Giolitti applicò in Italia.
Per governare un Paese, indubbiamente serve la capacità di sintesi e d’azione, che mancò agli intellettuali del periodo (inizio secolo come ampiamente descritto nel libro Le origini della crisi nella società globalizzata,  ma anche il gusto di un sogno e delle idee, che purtroppo mancarono allo statista Giolitti.
Tra i due estremi, Mussolini seppe incarnare in sè il sogno e il senso pratico nella gestione di governo.

Questa riflessione non riabilita nessuno, ma spiega come sia stato possibile che Benito Mussolini (eletto al ruolo, rispetto il Renzi delle cronache italiane di questi mesi) abbia potuto dirigere la società italiana in un ventennio.

Giolitti e Mussolini vengono così accomunati da un destino comune nel giudizio storico.