Il futuro più corto rappresenta la sintesi più indicata per spiegare cosa sta avvenendo nel mondo bancario europeo e quindi al sistema delle aziende in Italia

Il futuro più corto significa che siamo stati capaci di ridurre drasticamente le aspettative future sia per i giovani che noi stessi. Scrivere che qualcosa non quadra è veramente sciocco. Piuttosto cerchiamo di capire come reagire, pertanto in questo scritto salto l’elenco delle cose che non funzionano a partire dalla globalizzazione che è ormai fallita, la delocalizzaione, internet etc..

Per reagire al “il futuro più corto” serve, in ambito aziendale una nuova mentalità manageriale che deve almeno aver capito questi passaggi:

  • senza un piano di marketing non si va da nessuna parte (mettere per scritto come saranno i prossimi 6-12-18 mesi per l’azienda e il mercato)
  • sostenere il piano di mkt con un sistema di contabilità industriale che consenta, mese per mese, di verificare il cammino svolto e quello che rimane al 31.12;
  • avviare processi d’innovazione di processo e di prodotto, magari con il sostegno dei fondi europei, oppure di tasca propria, impegnando indicativamente il 3-4% del fatturato;
  • internazionalizzare l’azienda operando su diversi mercati e questo vuol dire una costante spesa d’investimento sull’argomento pari ad almeno 25-30mila euro di pura ricerca oltre alla consulenza (quindi un esterno che apporti idee nuove il cui costo varia intorno ai 60mila euro anno)
  • avere dei manager che non siano soltanto specializzati in un settore di provenienza (finanza, marketing, personale) che certamente abbiano una provenienza d’origine ma senza restarne incastrati spingendosi verso un’effettiva capacità di gestione dell’impresa. Qui il tasto è dolente perchè avendo abbassato l’età media d’accesso alla dirigenza, le aziende hanno spesso dei “ragazzini” molto specializzati e poco generalisti il che taglia le ali alle imprese che desiderano decollare. Qui complice anche le società di ricerca personale che non sanno consigliare (o hanno rinunciato a farlo) i loro clienti. Di fatto ci troviamo con una generazione di manager non preparata a capire e dirigere l’intera struttura. In pratica lo struzzo che mette la testa nella sabbia per non vedere chi lo travolge. Con gente di questo tipo dove vuoi andare?

Il futuro più corto, senza almeno il rispetto delle premesse qui indicate, è il naturale scenario da attendersi dal sistema produttivo nazionale. Peccato. Chi sa reagire?