Finanza aziendale è una materia insegnata in ogni corso di laurea nell’ambito d’economia. La insegno da diversi anni, tanti da accorgermi di una serie d’errori strutturali. Vuol dire che, per com’è insegnata oggi, possiamo anche abrogare la cattedra perché diseducativa nel percorso formativo dei nostri allievi.

Mi spiego.

La premessa alla materia di Finanza aziendale è contenuta del teorema di Modigliani-Miller del 1958. In pratica l’atto costitutivo della materia. Modigliani nel 1958 toglie al concetto di “debito” quell’accezione morale che aveva. Allora chi aveva “debiti” era considerato un poco di buono, questo come persona e azienda.

Modigliani e Miller rilanciano affermando: che importanza ha quanti debiti si hanno se il rendimento del lavoro svolto (ROI) è superiore agli interessi pagati sul debito (ROD)?

Scritto meglio: se si possono pagare gli interessi sul debito e poterlo restituire producendo ricchezza in più, dov’è il problema?

In effetti una frase di quel tipo, detta nel 1958, ci ha portato alla società dei consumi. Vuol dire agli anni di più intenso benessere mai vissuti dal pianeta Terra. Questo benessere, inequivocabilmente legato alla società dei consumi, ha contraddistinto l’Occidente (una dele 9 culture in cui è diviso il Mondo).

Le altre 8 restanti culture hanno vissuto di riflesso questo incredibile sviluppo di benessere tutto Occidentale. 

Il valore del concetto del 1958 se è stato oggettivamente valido negli anni Sessanta-Settanta, dai tardi anni Ottanta ai Duemila si è trasformato in un disastro. Oggi, nel 2020 stiamo affogando nei debiti. L’Italia è tecnicamente fallita per eccesso di debito avendo superato il 150% d’indebitamento sul PIL (è al 165% e ha elemosinato fondi alla Ue).

In pratica quello che era certamente valido nel 1958, non lo è più dal 2000 in poi, per eccesso d’uso e disinvoltura.

Questo però è un concetto di base, entrando più nel dettaglio si vede di peggio.

All’Università Cattolica di Milano si studia Finanza Aziendale su un eserciziario, “Dispense di Finanza aziendale” a cura di Massimo Belcredi e Silvia Rigamonti. Nell’edizione del 2018 a pagina 65 solo per un rapido esempio si legge: l’obiettivo di un management efficiente è di creare valore per gli azionisti. 

Questo concetto, come molti altri, è sbagliato.

Il management efficiente aumenta il valore dell’azienda e per l’impresa NON per gli azionisti. 

STIAMO EDUCANDO MALE I NOSTRI STUDENTI CHE, QUANDO ENTRANO IN AZIENDA, IMPATTANO con difficoltà  NELLA REALTA’.

A seguire per altri approfondimenti.