Bonanate e la guerra nel libro La Crisi (del 2009). L’autore ritiene che passando da un mondo bipolare a uno disordinato (è avvenuto con la caduta del muro di Berlino nel 1989) l’alfabeto insito nel concetto di Stato è la guerra, motivo per cui non possiamo che indirizzarci verso questo scenario, ovvero uno stato di guerra se non perpetuo, molto vivace. La tipologia di guerra che Bonanate “vede” non riguarda grandi conflitti ma piccoli e localizzati, condotti più a livello di scontro tra civili che altro, con effetti letali anche sugli Stati più strutturati che ne subiscono i contraccolpi (vedi caduta delle Torri gemelle a New York nel 2001).
Sono interessanti le considerazioni espresse a pagina 132 e 133 su come la guerra abbia inciso nel XX° secolo.
In particolare il Novecento ha vissuto 16 conflitti di rilievo per un totale di 160 milioni di morti. Non solo, viene citato uno studio di May Kaldor per cui nell’800 il rapporto di morte tra militari e civili fu di 8 militari caduti rispetto a 1 civile. Nel 900 al contrario, si sono avuti 8 civili morti contro 1 miliare. Del tutto capovolto! I civili morti non sono tali solo per il passaggio delle truppe per i centri abitati, ma per l’uso del bombardamento come procedura operativa standard.
Il testo prosegue considerando che gli scontri armati progressivamente stanno scemando anno per anno, ma con l’avvertenza di “non crederci”. Il motivo è semplice: la guerra (che ricorda l’autore è un MEZZO non un FINE) è insita nella natura dello Stato per cui appartiene alla natura e alfabeto del concetto di Stato (concetto già espresso nelle prime righe di questa riflessione). Infatti l’autore riconosce alla GUERRA LA DEFINIZIONE D’ISTITUZIONE. Citando Bonanate da pagina 128:….”La guerra come “istituzione” ha determinato le principali svolte politiche della storia“.
Studiando Bonanate e la guerra, ciò che lascia perplessi (ed ormai si è alla fine del libro) è il suo essere anti-americano e anti-Israele. Ovviamente questo suo essere “anti” lo rende attuale ma nel senso della povertà di pensiero; è noioso.