Allan Nevis e Henry Steele Commager hanno scritto una Storia degli Stati Uniti già qui commentata diverse volte. Finalmente (tutto finisce nella vita e quindi anche il peggio) il testo di 574 pagine è concluso senza lasciare alcuna nostalgia, rimorso, senso di solitudine. Spesso accade che un bel libro, al termine, lasci il lettore in una condizione d’abbandono e vuoto da colmare con altro testo; non è questo il caso.

E’ un vero peccato che affidandosi a un autore (in questo caso due) si chiuda la loro opera affermando: non li voglio più leggere, cerchiamo altro! Ecco il punto, dove si trova “l’altro”?

Pare che non ci sia spazio per un pensiero che non sia appiattito e codificato del genere “copia incolla” dove a ripetizione nel gregge tutti dicono le stesse cose.

Gli autori, in questo testo, sopravvalutano i presidenti democratici per ridurre a degli affaristi quelli repubblicani. Non è escluso che possano anche avere ragione, ma il sistematico svilimento del partito repubblicano americano appare alquanto sospetto di parzialità.

Una precisazione su tutte, collocata nelle ultime pagine del testo Allan & Commager criticano aspramente le idee del Gen. Douglas MacArthur nella gestione del nemico cinese in occasione della guerra di Corea nel giugno del 1950. Francamente, prima di criticare il punto di vista di un Generale che ha vinto la guerra contro i giapponesi nel Pacifico, ci si dovrebbe pensare 3 volte e quando finito rincominciare da capo per altre tre. Gli autori questa riflessione non sanno svilupparla chiudendo sbrigativamente la vicenda a favore del Presidente Truman.

Nelle foto allegate a questo scritto si mostra l’Accademia Militare di West Point scattate in occasione di un ritrovo tra compagni d’armi. Le due immagini mostrano il refettorio degli allievi e una foto del Generale McArthur. E’ anche questo, qui espresso, un giudizio di parte troppo sbilanciato verso i militari? è possibile, ma nasce nel rispetto e culto non nello sfaldamento degli esempi che hanno reso grande l’America e l’Occidente.